Martedì 5 agosto
Oggi dovrebbe essere una giornata tranquilla. Bagni e poco più prima che Gabriella debba prendere l'aliscafo alle 18 e tornare a Milano (addirittura, domani, in ufficio...).
E così comincia...
Anche se debbo notare qualche segno di instabilità a bordo che non la dice bene.
Intanto non faccio che sbattere la testa da una parte e dall'altra.
Con l'età in genere non si cresce di statura, anzi. E il vecchio "Corto Ferrarese", per quanto al timone faccia ancora la sua sporca figura, tende a piegarsi un po' in avanti, vedere per credere...
Eppure non faccio altro che sbattere la testa sulle porte del bagno e delle cabine. Che si sia rimpicciolita Donna Rosa?
Mentre le ragazze scendono a terra a fare colazione e spesa, io approfitto per pompare fuori l'acqua che si è raccolta in sentina. Mr Vikos ha sostituito una valvola dei serbatori di acqua dolce ma evidentemente c'è qualche perdita. La pompa funziona, la prolunga tiene e in pochi minuti la sentina è asciutta.
Faccio qualche altro piccolo lavoretto a bordo: controllo olio motore, controllo e rabbocco liquido di raffreddamento, ecc. quando rientrano le ragazze con la spesa è quasi tutto sistemato. Rimontiamo il tendalino perché a bordo sfioriamo i 38 gradi.
Do un'occhiata alla situazione meteo generale sul Mediterraneo e scopro che in Italia è ancora molto instabile, con fronti freddi che la attraversano. Qui, no (almeno per ora).
Come si può vedere a Poros siamo in mezzo a due aree depressionarie. Ci può esser qualche sventolata ma non il meltemi stabile che, come è noto, dipende dall'alta pressione centrata sul mediterraneo occidentale e da una depressione stagionale tipica centrata sull'Afganistan.
Facciamo tutti un lungo bagno (anche io, cosa insolita) e poi mangiamo un'insalata di pomodori e tonno (cosa solita).
Subito dopo pranzo ho l'impressione che, spinta dalla brezza, Donna Rosa si sia spostata troppo vicino a un bell AR greco fermo alla boa (quindi senza calumo e cerchio di rotazione sotto vento).
Decido di spostare l'ancora, ormai per la terza o quarta volta. La baia è bella e larga ma il vento gira e le barche all'ancora sono numerose.
Mi metto tranquillo a sollevare la fatena con l'argano elettrico (una quarantina di metri) ma, sorpresa delle sorprese, l'ancora non sale. A dodici metri la catena sta a picco e non 'è verso di salpare l'ancora. Questa è la cosa più antipatica che possa succedere: non si corrono rischi perché la barca non si muove, ma se non si salpa l'ancora bisogna ricorrere all'intervento (costoso) di un sub.
Fccio qualche altro tentativo ma la catena si tende, l'argano fa un brutto rumore e l'ancora resta a dodici metri sotto.
C'è una brezza fastidiosa per queste operazioni. Meglio aspettare la calma della sera ("quando ti corteggian liete le nubi estive e i zeffiri sereni...". Anche perché dobbiamo preparare lo sbarco di Gabriella.
Ci prepariamo a scendere: valige, sacche, busta della monnezza, ecc
Aspettiamo seduti all'ombra il taxi del marito di Nicoletta (una delle cameriere del bar taverna dove veniamo 3 volte al giorno: pasto completo, birra e vino a non più di 12 euro a testa, spesso 10).
Tenendo d'occhio la barchetta prigioniera della sua ancora.
Poi i saluti. Partono col taxi Gabriella che ha l'aliscafo alle 18 e Eileen che deve portare la roba sporca in lavanderia.
Con Gabriella ci diamo appuntamento a fine settembre, per il compleanno di Gaud.
Io risalgo a bordo.
Finisco di leggere le Rane di Aristofane, sempre più brillante e moderna. La scena del concorso nell'Ade su chi sia il più grande poeta e degli sfottò che si scambiano Euripide e Eschilo sul loro modo di scrivere le tragedie è esilarante. Alla fine Dioniso ottiene il permesso da Plutone di riportare sulla terra Eschilo perché almeno quando parla è più immediato da capire. Non prima di un piccolo rinfresco, dice Plutone... L'obiettivo di Dioniso è riportare Eschilo ad Atene a spiegare ai cittadini (che non valgono molto) che i loro governanti non valgono niente. Auguri, verrebbe da dire...
Peccato non averlo visto a Epidauro nel teatro gremitissimo, anche se non avremmo capito niente, sarebbe stato divertente ridere con gli altri 14.000 spettatori.
Lettore europeo, che pensi che la Grecia sia un paese in declino, rifletti!
In una cittadina molto più piccola di Copparo, una sera d'agosto si radunano in 14.000 in uno storico teatro antico di pietra per vedere una commedia di Aristofane. Tanto che alla fine, ce lo ha raccontato Aliki) le strade restano intasate fino alle 3 di notte per far defluire il pubblico...
Dice, "succede anche a Taormina e a Siracusa...". Appunto!
Alle 19.39 torna a bordo Eileen.
Il vento è calato, mare è calmo. È il momento per tentare di disincagliare l'ancora.
Ho pensato a due manovre diverse, per entrambe è meglio essere in due a bordo.
La prima consiste nel dare tutta la catena, spostarsi a motore dalla parte opposta, quella di quando abbiamo calato l'ancora prima che il vento girasse. Da qui tenere una marcia indietro al minimo con la barra al centro (Eileen) e azionare l'argano. Lo facciamo un paio di volte ma il risultato è nullo. A 12 metri la catena è verticale e bloccata.
Dalle altre barche ci osservano. Senza proporsi di aiutarci: non proprio marinamente corretto...
Non resta che il piano B e poi il sub a pagamento.
Il piano B consiste nel legare un anello metallico pesante (nel mio caso un grosso moschettone) a una lunga e robusta cima, far passare la catena nell'anello e lasciare cale l'anello fino in fondo, nella speranza che anche il fusto dell'ancora venga preso. Così faccio dal gommone. Poi Eileen da tutta la catena e si allontana con la barca. Io dal gommone comincio a tirare dalla parte opposta a quella della barca e (spero) di come si è piantata l'ancora.
Do tutta la lunga cima (20 metri) e comincio a tirare a motore come se il gommone fosse un piccolo rimorchiatore.
Il vecchio Tomos sbuffa ma tiene duro, la cima legata a prua...
Fino a che il gommone sembra fermarsi e alzare la prua. Io accellero ancora e piano piano vedo che riesco a procedere e addirittura a trainare seppur lentamente Donna Rosa.
Dopo qualche minuto e una decina di metri sembra davvero che la situazione si sia sbloccata. Comincio a tirare la cima come un matto fino a che appare l'ancora, ancora avvolta in un cespuglio di rami: non di piante marine, proprio rami di un albero, mannaggia...!
È fatta, salgo a bordo e recuperiamo per intero catena e ancora.
Ci spostiamo in un altro posto sperando di essere più fortunati.
Sono molto orgoglioso di aver liberato Donna Rosa: fiero del gommone, del Tomos e di me.
A cena ci vorranno 2 Fix gelate per tornare alla normalità.